Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/121

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atore, un poliziotto travestito, una spia. Gli ufficialetti austriaci e i pochi fautori del maleviso governo si mescono alla folla, lanciando a destra e a sinistra densi globi di fumo. Il dispetto, la collera, il desiderio di reagire contro l'audace manifestazione popolare, prorompe dall'occhio briaco dei poliziotti e dei commissari perlustratori. Una sanguinosa collisione fra popolo e soldati sembra imminente.

Teodoro Dolci, più per istigazione dei suoi ospiti che pel desiderio di vedere una città, dove era entrato con auspici tanto sinistri, alla vigilia della partenza uscì di casa in compagnia dei fratelli Obrizzi, e prese con essi la via del Corso.

— No! no! torniamo indietro! — esclamava il pacifico allievo di don Dionigi atterrito dalla folla. — E poi... vedo attorno certi abiti... che mi ricordano....

— Fingete di non vedere! — rispondeva l'Obrizzi. — Questi abiti già da gran tempo fanno montare il sangue agli occhi a tutti i buoni Milanesi. Ma per ora ci vuol pazienza. Il momento non è lontano...! E allora spero che tornerete da Capizzone. Frattanto vedete quanta concordia nel nostro popolo! Si è detto di non fumare, e non si fuma. Si è detto di star calmi e dignitosi, e tutti vanno via queti queti come agnellini. Ma a suo tempo gli agnelli si muteranno in lupi, e non dubito che allora c'incontreremo di bel nuovo, signor Teodoro.... Ella vedrà che anche a Milano vi sono dei fegati sani! —

I due fratelli Obrizzi, traendo l'allievo di don Dionigi verso porta Renza, si effondono in parole di ammirazione per l'eccellente contegno del popolo, lanciando sorde imprecazioni dietro le spalle dei fumatori. Il Dolci si lascia condurre come una vittima; di tratto in tratto egli si arresta per riprender fiato; i subiti mutamenti di colore che si alternano sul di lui volto vengono dagli illusi operai interpretati quali sintomi di ire segrete, di impetuosi desiderii di vendetta.

Presso lo svolto della contrada di San Pietro all'Orto, vedendo che la folla sempre più divien grossa, Teodoro colla eloquenza della paura insiste presso i compagni perchè lo riconducano a casa.