Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/148

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le carezze di una donna esercitano sulle fibre del giovanetto una influenza magnetica e salutare... Signori: non chiedete di più al romanziere; a quest'ora egli ha già oltrepassato i limiti della riservatezza.

Quando il presidente del Comitato di pubblica sicurezza ripose il piede nella stanza del prigioniero, Ortensia Rancati prese per mano il nipote di don Dionigi, e facendo un inchino all'onorevole magistrato: — Signore, — gli disse, — ho l'onore di presentarvi il mio fidanzato.. il mio sposo. In nome di quell'amore, di quel nodo indissolubile che già ci unisce innanzi a Dio, io vi chiedo la libertà di questo eroe, di questo martire della patria.

— Sono ben lieto di potervela accordare, — disse il magistrato inchinandosi alla sua volta. Il Governo provvisorio ha segnata l'amnistia per tutti i delitti di ribellione alla forza pubblica avvenuti il giorno 29. Signor Teodoro Dolci, voi potete, quando vi piaccia, uscire da questo luogo. — Il nipote di don Dionigi si avanzò verso il presidente per baciargli la mano. Fortunatamente la Rancati non si accorse di quell'atto, e prendendo con disinvoltura il braccio dell'eroe, lo trasse fuori della camera senza lasciargli tempo di proferire una sillaba.

Quella sera Teodoro scrisse una lettera a don Dionigi, pregandolo di recarsi a Milano per assistere alle nozze. Verso mezzanotte, mentre il giovane stava per coricarsi, una folla di popolo preceduta dalla banda musicale venne a felicitarlo, obbligandolo più volte a presentarsi al balcone fra le grida ripetute di — Viva l'eroe di piazza Fontana! Viva il morto di Robbiatello! Viva i repubblicani! Abbasso il Governo provvisorio!

Le stesse ovazioni, le stesse grida furono ripetute sotto le finestre della Rancati, la quale profittò della occasione per arringare il popolo, eccitandolo a scuotere il giogo dei nuovi tiranni, i tiranni del pa