Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/22

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donna era presa dal convulso...e spasimava fra i singhiozzi. — In quel momento, Dio aveva la testa rivolta d'altra parte...od era occupato a far cadere le foglie!...Quando io scesi nel cortile, la Martina aveva già parlato all'uffiziale — questi le rispondeva a bassa voce coll'aria più mansueta. — Era biondo come una pecora...quel boia — ed io, che mi aspettava di veder un orso colla bava alla bocca e cogli occhi pieni di sangue... io... bestione... Ma quella faccia di latte e ciliegia avrebbe ingannato il diavolo!....

«La Martina era smorta come la cera — l'altro tutto leccato le diceva: non affer paura!... tettesco star bona!... E quel muso da forca del Console... anch'egli si era messo a far il bocchino... e non cessava di ridere... Ve l'ho già detto, don Remondo — quella vecchia birba ora non ride più!...» «Se il signor tenente vuol vedere la sua camera... gli dissi io, entrando di mezzo — Oh! pasta! pasta! rispose il tedesco — mi piacer tutto in tua casa, pono uomo! — Egli sedette presso la tavola, mandò via il console con un segno della mano — e ordinò da colazione. Mi è mai passato un sospetto — un mezzo sospetto per la testa? Quindici giorni lo abbiamo tenuto in casa — timido... rispettoso...! Parlava poco, e sempre a voce bassa, per paura — diceva — ti tisturpare la mamma. — Egli andava, veniva, tornava ad uscire... mangiava molto e beveva pochissimo...non si lagnava di nulla!... Io mi fidava interamente di lui... Quanto alla Martina poi... Ve l'ho già detto... una ragazza che non distingueva la capra dal montone, e credeva che i figli nascessero fasciati. Non è bene che le figliuole sieno proprio all'oscuro di tutto... A una certa età, bisogna metterle in guardia... bisogna ammaestrarle, perchè senza avvedersene non abbiano a giuocare colla vipera... Voi mi capite, don Remondo. Io non vi dico altro... Cosa hanno fatto... cosa non hanno fatto...? Il tenente è partito... chi si è visto si è visto... e lei è restata... come Dio ha voluto!...»