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— La lotta finisce quando tu sia riuscito a farti prete, — rispose l'ingenuo seminarista; — mio padre dal dì che mi condusse al seminario, non cessò mai dal ripetermi: «Procura di essere paziente in questi anni di prova; non lasciarti atterrire dagli ostacoli, fa di cavartela alla meglio co' tuoi superiori e co' tuoi colleghi: quando una volta tu sia riuscito a dir la messa, eccoti sicuro del fatto tuo! Con sei lire al giorno in campagna si vive comodamente; nei due mesi di settembre e ottobre, qualche volta anche nel maggio, i conti D... vengono fuori nel paesello, e allora pranzerai tutti i giorni alla lor tavola...» Ed anche adesso, al tempo delle vacanze, la bazza è incominciata, e ti so dire che in que' due mesi io pregusto tutte le delizie che mi attendono nell'avvenire. Mio padre mi ha presentato al conte ed alla contessa, i quali mi accolsero con molta affabilità... La contessa, appena io le comparvi dinanzi, mi squadrò dal capo ai piedi coll'occhialino, poi volgendosi a mio padre: «Il nostro giovanotto, — esclamò ridendo, — promette assai... — Ai servigi di vostra eccellenza! — soggiunse mio padre.»
— È ella giovane, la signora contessa? — domandai io senza malizia.
— Avrà trent'anni circa.
— E tu ti sei trattenuto più volte con lei nelle scorse vacanze?
— Dacchè mio padre me la fece conoscere, ho cercato di vederla ogni giorno.
— Scommetto che hai giuocato con lei a tarocco.
— A tarocco non mai, perchè il quartetto era sempre completo; ma un giorno che io mi trovava solo con lei, le prese il capriccio di insegnarmi il giuoco degli scacchi... Oh, quella sera poco mancò ch'io commettessi un grande sproposito e, come diceva mio padre, compromettessi il mio avvenire!.... Per giuocare agli scacchi, io e la signora contessa stavano seduti ad un tavolino magro, leggiero, che pareva lì lì per volarsene via. La contessa colle dita sullo scacchiere mi iniziava ai segreti del giuoco, mi apprendeva le teorie del combattimento. Ella fece avanzare un pedone... Io non so che diavolo di paura mi avessi add