Pagina:Giacomelli - Dal diario di una samaritana, 1917.djvu/54

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to come una madre, e Iddio ve ne renderà il doppio, che io quando vi trovai dissi nel pensiero mio: forse sarà l’anima di mia madre che mi ha fatto trovare questa signora così gentile, che avete un cuore generoso, e non mi basta mandarvi delle benedizioni».

Un caporale scrive: «Mai oblierò il dolce conforto procurato al mio dolore per mezzo dei giornalieri sacrifici e della nobiltà e squisitezza dei loro modi. E non cesserò di far voti al Cielo che possa venir remunerato tutto il bene fatto ad un umile militare».

Frequenti sono le ambasciate di riconoscenza vivissima ai medici, alle suore, agli infermieri. Uno scrive: «E più che tutto alla signorina portalettere».

Alcuni, più colti, parlano della guerra. Un mitragliere scrive:

«Dalle balze del Trentino, con le nostre orgogliose macchine, che sterminano il nemico, La ringrazio ancora della sua opera di carità, che fa per noi soldati, e che Iddio la benedica. Ho trovato in Lei una sorella, una cara sorella, che con amorevoli cure e gentili parole m’è stata di conforto in momenti di tristezza. Ne serberò eterno grato ricordo, anche quando sarò tornato alla pace domestica».

E un altro: «... Come vede, i miei pronostici si sono avverati, e gli austriaci continuano la ritirata abbandonando in nostre mani ogni sorta di materiale e rendendo così inutili i loro sanguinosissimi sacrifici per la loro effimera avanzata. Così, ancora una volta abbiamo saputo opporci alle violenze austriache. La pianura veneta non è pane per i loro denti, e quando avessero potuto