Pagina:Giambelli - Il ragionamento della dotta ignoranza, 1591.djvu/34

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3« Della i Dotta la. cono- rafiauìfiVtmo 3 quando dijfeyche Vanirne de fcenz.a dt fe huomini vitiofìtrafmwrauano ne' corpi medefimo e » .. . .J » , £ ‘ - flI‘/cfitt{U Ritiene finalmente c la fomma della vera Bemomce, fi Lofi)fi a. Per la qual cofia Demon ac cfi lofio- 4 fuo detto fi0 interrogato, quando egli cominci affé a fi- lofio/are, rifpofe quando cominciai a cono- ficer me fteffio . Et Heraclito dimandato , pèrche non componefife ccfia alcuna i dififie 9 perche ancora non ho imparato a conoficer me medefimo. Ma eh evado io tuttauta - ficorrendo intorno a quefialto - tu Si dichiara uendofin ora dimòfirato quantofia nobile vtile, e necejfiaria la dotta ignoranza, che confifie nella cognition di fiefttjfio ; fetenza certamente nobilifiima 3 efi vtihfiima Iper cui Vhuomofilmigli a a Dio^efi corfieguifie il fiommo benesch'e la fiuaperpetoua felicità. Non è chiaro,che quefili Signori Accadenti cihan dato ricetto negli 'animi loro aque- fia nobil feienza ? In quefia fiorita Accademia alberga la dotta ignoranza; t quefia timprefeu . / /3 . . ; . r . ^ t ' i .. dcghMa appunt0 e I* nofiìra imprefia, non la vedete donici Sol- voi? eccola figurata in quella bella imagine

  • iUt * dipinta i oue vedefii quella faccia

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