Pagina:Giannone - Istoria civile del regno di Napoli, 1770, Vol.1.djvu/98

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y6 DELU ISTORIA CIVILE tre Città Greclie di quelle noflre Provincie, in quella maniera che richiedeva il loro iiUuito, Ma qiiefli Hudj, allorché fioriva Roma, rimafero tutti ofcurati ed citinti, tofto che forfè f Au’ neo; e dapoi avendo Roma riempiuto T Imperio tutto delle fuc leggi, le Provincie d’Occidente mandavano i loro giovani in quella Città, come loro Madre ad apprenderle: ficcome quelle d’Oriente mandavangli a Berito. E fi diede finalmente l’ultima mano alia ruina di tutte quelle Scuòle minori, quando Giuftinia-* no a tre fole Città concede licenza d’efplicar le leggi, cioè all’, una e all’altra Roma, ed a Berito; non ad Aleflàndria, non in Cefarea, non alla perfine ad alcuna altra Città dell’uno o, dell’altro Imperio. Dell’Accademia di Coflantinopoli non era qui luogo di favellare, come quella, che molto tempo dapoi nell’anno 425*: fu da Teodofio il giovane iflituita, e ridotta nella fua formai onde fé ne darà fi^ggio nel libro feguente di quell’Ifioria, III, Cco in qual fiori JllTìmo fìato erano quelle noflre Provincie ne’ tempi ^ che a Coftantino precedettero: quando ciafcheduna Città fi fludiava di comporre la fua polizia e governo ad imitazion di Roma y della quale vantavano efTere piccioli fi-: mulacri ed immagini: quando fecondo le fue leggi vivevano: e quando la giurifprudenza Romana, ch’era la loro norma e regola, era giunta nel colmo e nella più alta flima, fé fi pon mente o a’ favori de’ Principi, o alla prudenza delle loro Coflituzioni, o alla fapienza de’ Giureconfulti, o alia macftà dell’Accademie e dottrina de’ ProfefTori, o alla probità de’ Magidrati. Non è occulto, che alcuni pur troppo vaghi di novità, volendo renderfi per qualche.firavaganza rinomati, non fi fono ritenuti di biafimar le leggi Romane, com.e troppo fottili e ricercate, e che fovente fi oppongono al buon fenfo ed al conìunale intendimento degli uomini. Si è (a) Georg, veduto ancora, chi ha voluto perciò prenderfi briga d’andarle Pail^. denov. efaminando, con riprovarne alcune^ come alla ragione ed all’equii^vtnds.^ tà contrarie. Altri ne dettarono particolari trattati, che vengono a) C^rd. j-^pportati da Giorgio Pafquio {a)-, e fra’ nollri volle anche tenmn. Ieri/ t«ii’^^ J^ Cardinal di Luca, che ne difiefe più difcorfi {h). Ma fj rat. " ’ fceu fi farà potino conofcere, quanto colloro fieno traviati, i quali col