Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/104

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dell'impero romano cap. ii. 67

La stretta economia di Vespasiano fu la sorgente della sua magnificenza. Le opere di Traiano portano il marchio del suo grand’animo. I pubblici monumenti con i quali Adriano adornò ogni provincia dell’Impero, furono eseguiti non solo pe’ suoi ordini, ma sotto la sua immediata ispezione. Era artista egli stesso, ed amava quelle arti che accrescevano la gloria del Monarca. Esse furono incoraggiate dagli Antonini, come proprie a contribuire alla felicità del popolo. Ma se gl’Imperatori furono gli architetti primarj del loro Impero, non ne furono per altro i soli. Il loro esempio fu generalmente imitato dai principali sudditi, i quali non temevano di mostrare, ch’essi avevano spirito da concepire, o ricchezze da terminare le più nobili imprese. Non era appena eretto e consacrato a Roma il superbo Colosseo, che Capua e Verona innalzarono a spese proprie e per uso loro altri edifizj, invero men vasti, ma costruiti sullo stesso disegno e coi medesimi materiali1. L’iscrizione del maraviglioso ponte di Alcantara attesta, che esso fu gettato sul Tago a spese di poche comunità Lusitane. Quando a Plinio fu dato il governo della Bitinia e del Ponto, province che non erano nè le più ricche, nè le più considerabili dell’Impero, egli trovò le città della sua giurisdizione, che gareggiavano in fabbriche, le quali per l’utilità e per l’ornamento meritassero la curiosità dei forestieri, o la gratitudine dei cittadini. Era dover del Proconsole di supplire a ciò che loro

    con pubbliche librerie; il portico, e la basilica di Caio e Lucio; i portici di Livia e di Ottavia; ed il teatro di Marcello. L’esempio del Sovrano fu imitato dai Ministri e dai Generali, ed il suo amico Agrippa fece innalzare il Panteon, monumento immortale.

  1. Ved. Maffei Ver. Illustr. l. 1V pag. 68.