Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/120

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dell'impero romano cap. ii. 83

vano del prezzo, che essi ricevevano in cambio di una merce sì inutilenota. I luppoli di Babilonia e le altre manifatture dell’Oriente erano ricercatissime. Ma il ramo più considerabile e ricco di straniero commercio si faceva con l’Arabia e con l’India. Ogni anno, verso il solstizio d’estate, una flotta di cento venti vascelli partiva da Mioshormos, porto dell’Egitto sul mar Rosso. Con l’aiuto dei venti periodici traversavan l’Oceano quasi in quaranta giorni. La costa del Malabar, o l’isola del Ceylannota era il solito termine della loro navigazione, ed i mercanti delle più remote contrade dell’Asia aspettavano il loro arrivo in quegli scali. Il ritorno della flotta egiziana era stabilito nel mese di Dicembre o di Gennaio. Ed appena il suo ricco carico era stato trasportato su i cammelli dal mar Rosso al Nilo, ed era calato per quel fiume fino ad Alessandria, si spargeva senza indugio nella capitale dell’Imperonota. Gli oggetti del traffico orientale erano splendidi, ma di poca utilità; la setanota che si vendeva a peso d’oro, le pietre preziose, tra le quali la perla aveva il primo posto dopo il diamante;nota; ed

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  1. Tacito German. c. 45. Plinio Stor. Nat. XXXVII 11. Osserva egli graziosamente che la moda stessa non avea ancor potuto insegnare l’utilità dell’ambra. Nerone mandò un cavaliere romano ne’ luoghi ove la raccoglievano (che sono le coste della Prussia moderna) a comprarne una gran quantità.
  2. Chiamata Taprobane dai Romani, e Serendib dagli Arabi. Quest’Isola fu scoperta sotto il regno di Claudio, e divenne insensibilmente la sede principale del commercio dell’Oriente.
  3. Plinio Stor. Nat. l. VII. Strab. l, XVII.
  4. Stor. Augusta p. 224. Una veste di seta era considerata come un ornamento femminile ed indegna di un uomo.
  5. Le due gran pesche di perle erano le medesime dei