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164 storia della decadenza

non sempre suppone una mancanza di merito in colui che ne è l’oggetto; può egli a caso ricompensare un uomo di merito e di abilità, o considerarlo utile al suo servizio. Non pare che Albino servisse il figliuolo di Marco Aurelio o come ministro delle sue crudeltà, o come compagno de’ suoi piaceri. Era egli lontano, impiegato in un onorevol comando, quando ricevè dall’Imperatore una lettera confidenziale, in cui l’informava delle trame di alcuni Generali malcontenti, e lo autorizzava a dichiararsi difensore e successore del trono, prendendo il nome e le insegne di Cesare1. Il governator della Britannia saggiamente scansò quell’onore pericoloso, che lo avrebbe esposto alla gelosia, o involto nella prossima rovina di Commodo. Usò egli, per innalzarsi, degli artificj più nobili o almeno più speciosi. Ad un prematuro avviso della morte dell’Imperatore adunò le sue truppe, e deplorò con un eloquente discorso le inevitabili calamità del dispotismo; descrisse la felicità e la gloria goduta dai loro antenati sotto il governo consolare, e dichiarò la sua ferma risoluzione di rendere al Senato ad al popolo la loro legittima autorità. Le legioni britanniche risposero con alte acclamazioni a questo discorso popolare, che fu ricevuto a Roma con applausi secreti. Tranquillo possessore di quel piccolo Mondo, e comandante di un esercito, meno distinto invero per la sua disciplina che pel numero e pel valore2, Albino disprezzò le minacce di Commodo, conservò ver-

  1. Stor. Aug. p. 80, 84.
  2. Pertinace, che governava la Britannia alcuni anni avanti, era stato lasciato per morto in un sollevamento dai soldati. Stor. Aug. p. 54. Essi per altro lo amarono, e lo piansero „Admirantibus eam virtutem cui irascebantur.„