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184 storia della decadenza

rò sempre gli umori vitali della costituzione. Severo aveva vigore, e talento in buon dato; ma l’anima ardita del primo dei Cesari, o la profonda politica di Augusto appena avrebbero potuto abbassare l’insolenza delle vittoriose legioni. Severo per gratitudine, per una falsa politica, e per un’apparente necessità fu costretto ad allentare il freno della militar disciplina1. Lusingò la vanità dei soldati coll’onore di portare l’anello d’oro, e permise loro di vivere nell’ozio de’ quartieri colle proprie mogli. Aumentò la loro paga oltre ogni esempio passato, e gli avvezzò ad aspettarsi, e ben presto ad esigere donativi straordinari in ogni occasione di pubblico pericolo, o di pubbliche feste. Gonfiati dalle prosperità, snervati dal lusso, e posti al di sopra degli altri sudditi con i loro pericolosi privilegi2, divenner ben presto incapaci di sostenere le fatiche militari, gravosi alla patria, ed impazienti di una giusta subordinazione. I loro uffiziali sostentavano la superiorità del loro grado con un lusso più ricercato e profuso. Esiste ancora una lettera di Severo, nella quale si lamenta della licenza dell’esercito, ed esorta uno dei suoi Generali a cominciare dai Tribuni medesimi la necessaria riforma; giacchè (come giustamente riflette) l’uffiziale che ha perduta la stima de’ suoi soldati, non può mai farsi ubbidire3. Se avesse l’Imperatore seguitato il corso di queste riflessioni, avrebbe veduto, che la primaria cagione di questa genera-

  1. Erodiano l. III. p. 115. Stor. Aug. p. 68.
  2. Si può consultare sull’insolenza e sui privilegi de’ soldati la Satira XVI falsamente attribuita a Giovenale. Lo stile, e le circostanze di essa m’inducono a credere, che fosse composta sotto il regno di Severo, o di suo figlio.
  3. Stor. Aug. p. 73.