Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/402

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dell'impero romano cap. x. 365

consistente per la maggior parte o nell’infanteria o nella cavalleria; e sopra tutto per l’uso della lingua teutonica o della schiavona; l’ultima delle quali si è, per le conquiste, estesa dai confini dell’Italia alle vicinanze del Giappone.

I Goti erano allora padroni dell’Ucrania, paese di una estensione considerabile e fertilissimo, traversato da varj fiumi navigabili, che dall’una e dall’altra parte si scaricano nel Boristene, e sparso di vasti ed alti boschi di querce. L’abbondanza della cacciagione e del pesce, gl’innumerabili alveari di pecchie depositati nei vuoti degli alberi annosi, o nelle cavità delle rupi, i quali erano, anco in quei barbari secoli, un ramo considerabile di commercio, la grossezza del bestiame, il clima temperato, l’attività del suolo per ogni sorta di semenza, o l’ubertosa vegetazione, tutto mostrava in somma la liberalità della natura, ed invitava l’industria dell’uomo1. Ma resisterono i Goti a codesti inviti, menando sempre una oziosa, rapace, e misera vita.

I paesi degli Sciti, che verso l’Oriente confinavano coi nuovi stabilimenti dei Goti, non presentavano alle loro armi se non se l’incerto evento di una inutile vittoria. Ma allettante assai più era l’aspetto dei territorj romani; e le campagne della Dacia erano coperte di messi ubertose, seminate dalle mani di un popolo industrioso, ed esposte ad essere raccolte da quelle di

  1. La Storia Genealogica dei Tartari, p. 593. M. Bell (Vol. II p. 379) traversò l’Ucrania nel suo viaggio da Pietroburgo a Costantinopoli. L’aspetto moderno del paese è una giusta rappresentazione dell’antico, giacchè nelle mani dei Cosacchi rimane tuttavia nello stato di natura.