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390 | storia della decadenza |
la scorta di marinari forzati al servizio, la cui perizia e fedeltà erano egualmente sospette. Ma la speranza di saccheggiare aveva bandita ogni idea di pericolo, ed una naturale intrepidezza di carattere equivaleva nel loro animo a quella ragionevol confidanza, che è il giusto frutto del sapere e della esperienza. Guerrieri di animo così audace debbono ben e spesso aver mormorato contro la codardia delle loro guide, che richiedevano le più forti sicurezze di una stabile calma, prima di arrischiarsi all’imbarco, e che si sarebbero con pena lasciate indurre a perder di vista la terra. Tale almeno è l’uso dei Turchi moderni1, niente inferiori probabilmente nell’arte della navigazione agli antichi abitatori del Bosforo.
La flotta dei Goti, lasciando a sinistra la costa della Circassia, si fece per la prima volta vedere davanti Pizio2, ultimo confine delle province romane; città provveduta di un buon porto, e fortificata con salde mura. Quivi essi trovarono una resistenza più ostinata di quella che potessero aspettarsi dalla debole guarnigione di una remota fortezza. Furono essi respinti; e parve che il lor disastro diminuisse il terrore del gotico nome. Finchè Successiano, uffiziale di un grado e di un merito eminente, difese quella frontiera, inutili riuscirono tutti i loro sforzi: ma appena fu egli trasferito da Valeriano in un più onorevole, ma meno importante posto, ricominciarono essi l’assedio di Pizio,
- ↑ Vedi una descrizione molto naturale della navigazione dell’Eusino nella XVI lettera di Tournefort.
- ↑ Arriano pone la guarnigione di frontiera a Dioscurias, o Sebastopoli, quarantaquattro miglia all’oriente di Pizio. La guarnigione di Fasi era al suo tempo composta di soli quattrocento pedoni. Vedi il Periplo dell’Eusino.