Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
392 | storia della decadenza |
edifizj. Il bottino che cadde nelle mani del Goti fu immenso. Le ricchezze degli adiacenti paesi erano state depositate in Trebisonda, come in luogo sicuro. Incredibile fu il numero degli schiavi fatti dai Barbari vittoriosi, i quali scorsero senza opposizione per l’estesa provincia del Ponto1. Le ricche spoglie di Trebisonda riempirono una moltitudine di vascelli trovati nel porto. La robusta gioventù della costa marittima fu incatenata al remo; ed i Goti, soddisfatti del successo della lor prima navale spedizione, ritornarono trionfanti ai loro nuovi stabilimenti nel regno del Bosforo2.
La seconda spedizione dei Goti fu intrapresa con forze maggiori di uomini e di vascelli; ma tennero essi un corso diverso, e disprezzando le devastate province del Ponto, costeggiarono il lido occidentale dell’Eusino, passarono dinanzi alle larghe foci del Boristene, del Niester, e del Danubio, ed aumentando la lor flotta colla presa di molte barche di pescatori, si accostarono all’angusto canale, per cui l’Eusino versa le sue acque nel Mediterraneo, e divide i continenti dell’Europa e dell’Asia. Era la guarnigione di Calcedonia accampata vicino al tempio di Giove Urio sopra un promontorio, che dominava l’ingresso dello stretto, e questo corpo di truppe superava l’armata Gotica, tanto piccolo era il numero di quei barbarici e sì temuti invasori, ma nel numero solamente la superava. Abbandonarono queste truppe precipitosamente il vantaggioso lor posto, lasciando alla discrezione dei conquistatori la