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con due ponti solamente al continente dell’Asia. Dopo il sacco di Prusa, si avanzarono i Goti a diciotto miglia da quella città1, già da loro destinata alla distruzione; ma un fortunato accidente differì la rovina di Cizico. Era la stagione piovosa, ed il lago Apolloniate, ricetto di tutte le acque del monte Olimpo, crebbe ad un’insolita altezza. Il piccolo Rindaco, che scaturisce dal lago, divenne, gonfiando, un ampio e rapido fiume, ed arrestò il progresso dei Goti. La loro ritirata nella marittima città di Eraclea, dov’era probabilmente la flotta, fu accompagnata da un lungo treno di carri carichi delle spoglie della Bitinia, e segnata dalle fiamme di Nice e di Nicomedia da loro per diletto incendiate2. Si riportano alcuni oscuri argomenti di una incerta battaglia, che assicurò la loro ritirata3. Ma una piena vittoria ancora stata sarebbe di poco vantaggio, giacchè l’avvicinamento dell’equinozio autunnale intimava ad essi di affrettare il ritorno. Il navigare nell’Eusino avanti il mese di Maggio, o dopo quel di settembre, è stimato dai Turchi moderni come il più certo esempio di temerità o di pazzia4.

Quando siamo informati che la terza flotta, equipaggiata dai Goti nei porti del Bosforo, consisteva in cinquecento vele5, la nostra pronta immaginazione

  1. Pocock, descrizione dell’Oriente, l. II c. 23 24.
  2. Zosimo, l. I, p. 33.
  3. Sincello riferisce una storia non intelligibile del principe Odenato il quale disfece i Goti, e fu ucciso dal principe Odenato.
  4. Viaggi di Chardin, Tom. I p. 45. Egli fece vela coi Turchi da Costantinopoli a Caffa.
  5. Sincello, p. 382, parla di questa spedizione, come intrapresa dagli Eruli.