Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/452

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dell'impero romano cap. x. 415

dopo la soppressione d’Ingenuo, che presa aveva la porpora nell’Illirico. „Non basta„ (dice questo debole, ma inumano Principe) „che voi esterminiate quelli che sono comparsi armati; la sorte di una battaglia avrebbe ugualmente potuto servirmi. I maschi di ogni età devono estirparsi, purchè nell’esecuzione de’ ragazzi e de’ vecchi voi possiate trovar mezzi per salvare la nostra riputazione. Muoia chiunque ha lasciata cadere una parola, ed ha formato un pensiero cattivo contro di me, contro di me, figlio di Valeriano, padre e fratello di tanti Principi1. Ricordatevi che Ingenuo fu fatto Imperatore: lacerate, uccidete, mettete in pezzi. Io vi scrivo di propria mano, e vorrei ispirarvi i miei propri sentimenti„2. Mentre le pubbliche forze dello Stato si dissipavano in private contese, le inermi province giacevano esposte ad ogni invasore. I più coraggiosi usurpatori furono sforzati dalla incertezza della lor situazione a concludere ignominiosi trattati col comune inimico, a comprare con gravosi tributi la neutralità o il soccorso dei Barbari, e ad introdurre ostili ed indipendenti nazioni nel centro della romana Monarchia3.

  1. Gallieno aveva conferito i titoli di Cesare e di Augusto al suo figliuolo Salonino, trucidato in Colonia dall’usurpatore Postumo. Un secondo figliuolo di Gallieno successe nel nome e nel grado di suo fratello maggiore. Valeriano, fratello di Gallieno, fu ancor esso associato all’Impero. Diversi altri fratelli, sorelle e nipoti dell’Imperatore formavano una numerosissima Reale famiglia. Vedi Tillemont, tom. III, e il Sig. di Brequiguy nelle Memorie dell’Accademia tom. XXXII, p. 262.
  2. Stor. Aug. p. 188.
  3. Regiliano aveva alcune bande di Roxolani al suo ser-