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118 storia della decadenza

bari la pericolosa scienza dell’arte militare e navale. Possedeva Carausio tuttavia Bologna ed il paese adiacente. Le trionfanti sue flotte veleggiavano nel canale, comandavano alle foci della Senna e del Reno, devastavano le coste dell’Oceano, e spandevano oltre le Colonne d’Ercole il terrore del nome di lui. Sotto il suo governo la Britannia, destinata nei secoli futuri all’impero del mare, avea già preso il suo naturale e rispettabil grado di potenza marittima.

Avea Carausio, coll’impadronirsi della flotta di Bologna, tolti al suo Sovrano i mezzi di perseguitarlo e di vendicarsi. E quando, dopo una gran perdita di tempo e di fatica, fu lanciato in mare un nuovo armamento1, le truppe imperiali, non avvezze a quell’elemento furono facilmente aggirate e disfatte dai vecchi marinari dell’Usurpatore. Questo inutile sforzo produsse ben presto un trattato di pace. Diocleziano ed il suo collega, giustamente paventando lo spirito intraprendente di Carausio, cederono ad esso la sovranità della Britannia, e con ripugnanza ammisero il loro perfido suddito a parte degli onori imperiali2. Ma l’adozione dei due Cesari diede un nuovo vigore alle armi Romane; e mentre che il Reno era difeso dalla presenza di Massimiano, il valoroso suo collega Costanzo assunse la

  1. Quando Mamertino recitò il suo primo panegirico, erano terminati i preparativi navali di Massimiano, e l’oratore presagiva una sicura vittoria. Il solo suo silenzio nel secondo panegirico servirebbe a mostrarci che la spedizione non ebbe un felice successo.
  2. Aurel. Vittore, Eutropio, e le medaglie (Pax Augg.) c’informano di questa temporanea riconciliazione: ma io non presumerò (come ha fatto il Dott. Stukley, Storia metallica di Carausio, p. 86. etc.) di riferire gli articoli medesimi del trattato.