Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/132

Da Wikisource.
126 storia della decadenza

dal ferro e dal fuoco, implorò la clemenza del vincitore; ma ne provò tutta la severità. Molte migliaia di cittadini perirono in una confusa strage, e pochi colpevoli vi furono nell’Egitto, che evitassero la sentenza di morte o almeno di esilio1. Fu il fato di Busiri e di Copto più lacrimevole ancora di quel d’Alessandria. Quelle superbe città, la prima illustre per la sua antichità, la seconda arricchita dal passaggio del commercio dell’India, furono affatto distrutte dalle armi e dai severi ordini di Diocleziano2. Il solo carattere della nazione Egiziana, insensibile alla dolcezza, ma suscettivo di timore oltremodo, potea giustificare questo rigore eccessivo. Aveano sovente le sedizioni di Alessandria messa in pericolo la tranquillità e la sussistenza di Roma medesima. Dalla usurpazione di Fermo in poi, la Provincia dell’Egitto superiore, ricadendo sempre in nuove ribellioni, avea abbracciata l’alleanza dei selvaggi dell’Etiopia. Era poco considerabile il numero dei Blemmi, sparsi tra l’Isola di Meroe od il Mar Rosso: non guerriere erano le loro inclinazioni; e rozze, e non offensive le armi3. Pure nelle pubbliche turbolenze quei Barbari, che l’antichità per la deforme loro figura avea esclusi dalla specie umana, presunsero di entrare nel numero dei ne-

  1. Eutrop. IX. 24. Orosio, VII. 25. Giovanni Malela nella Cron. Antioch. p. 409, 410. Eumenio, però ci assicura, che fu l’Egitto pacificato dalla clemenza di Diocleziano.
  2. Eusebio (in Chron.) fissa la loro distruzione alcuni anni avanti, ed in un tempo in cui l’Egitto istesso erasi ribellato dai Romani.
  3. Strabone, l. XVII. p. 1. 172. Pomponio Mela l. I. c. 4: sono curiose le parole: „Intra si credere libet, vix homines magisque semiferi; Ægipanes, et Blemmyes et Satyri.„