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152 storia della decadenza

col nome d’Imperatore, si prendeva quella voce in un senso nuovo e più nobile, nè più denotava il Generale de’ Romani eserciti, ma il Sovrano del mondo Romano. Il nome d’Imperatore, che a principio era d’instituzione militare, fu unito ad un altro di genere più servile. L’epiteto di Dominus, o di Signore, nella significazione sua primitiva, esprimeva non l’autorità di un Principe sopra i sudditi o di un comandante sopra i soldati, ma il dispotico potere di un Padrone sopra i domestici schiavi1. Riguardandolo in questo odioso aspetto, lo aveano rigettato con orrore i primi Cesari. Divenne insensibilmente più debole la loro resistenza, e meno odioso il nome, finchè in ultimo il titolo di nostro Signore e Imperatore fu non solamente accordato dalla adulazione, ma regolarmente inserito nella legge e nei pubblici monumenti. Questi cotanto superbi epiteti erano sufficienti ad innalzare o contentare la vanità più esorbitante, e se i successori di Diocleziano ricusavano tuttavia il nome di Re, ciò sembra essere stato l’effetto non tanto della loro moderazione, quanto della loro delicatezza. Dovunque era in uso la lingua latina, ed essa era il linguaggio del governo per tutto l’Impero, il titolo Imperiale, come particolare ad essi, spiegava un’idea più rispettabile del nome di Re, che avrebbero avuto comune con cento Barbari capitani, o che al più poteano derivar solamente da Romolo o

  1. Plinio (nel Panegir. c. 3-55. etc. ) parla del titolo di Dominus con esecrazione, come sinonimo di Tiranno, ed opposto al Principe. E lo stesso Plinio dà regolarmente quel titolo (nel decimo libro delle lettere) al suo amico più che padrone, al virtuoso Traiano. Questa strana contraddizione imbroglia i commentatori che pensano, ed i traduttori che possono scrivere.