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sdentemente i sottraesse dal loro potere con una volontaria morte1.

[A.D. 313] Prima di tralasciare l’esame della vita e del carattere di Diocleziano, possiamo per un momento rivolgere lo sguardo al luogo del suo ritiro. Salona, città principale della sua nativa Provincia della Dalmazia, era lontana (secondo la misura delle pubbliche strade) quasi dugento miglia Romane da Aquileia, e dai confini dell’Italia; e quasi dugentosettanta da Sirmio, solita residenza degli Imperatori, ogni qualvolta visitavano l’Illirica frontiera2. Un miserabil villaggio conserva tuttora il nome di Salona, ma fino nel sedicesimo secolo gli avanzi di un teatro, ed il confuso prospetto di archi rotti, e di colonne di marmo attestavano tuttavia il suo antico splendore3. In distanza di sei o sette miglia in circa dalla città, Diocleziano costruì un magnifico palazzo; e si può dalla grandezza di quella fabbrica inferire da quanto tempo egli avea meditato il suo disegno di rinunziare l’Impero. La scelta di un sito, che riunisse tutto ciò che potesse contribuire o alla salute o al lusso, non richiedeva la parzialità di un natio del paese. „Era asciutto e fertile il suolo, l’aria pura e salubre, e benchè eccessivamente calda nei mesi estivi, quel paese prova

  1. Il più giovane Vittore accenna questa voce. Ma siccome Diocleziano avea disgustato un potente e fortunato partito, la sua memoria è stata caricata di ogni delitto e di ogni infortunio. Fu affermato che egli morisse arrabbiato, che fosse condannato come reo dal Senato Romano, ec.
  2. Vedi gli Itinerarj, p.269-272. Ediz. Wesseling.
  3. L’Abate Fortis nel suo Viaggio in Dalmazia, p. 43 (stampato a Venezia nell’anno 1774 in due volumetti in quarto) cita una descrizione MS. delle antichità di Salona, composta da Giambattista Giustiniani verso la metà del XVI secolo.