Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/187

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dell'impero romano cap. xiv. 181

saggero. Ma il suo risentimento si calmò a poco a poco; e quando egli riflettè ai dubbi eventi della guerra, quando ebbe bilanciato il carattere e la forza del suo avversario, consentì ad abbracciare l’onorevole accomodamento, che la prudenza di Costantino gli avea lasciato aperto. Senza condannare o ratificare la scelta dell’esercito Britannico, Galerio riconobbe il figliuolo del suo defunto collega, come sovrano delle Transalpine Province; ma solamente gli dette il titolo di Cesare, ed il quarto posto tra i Principi Romani, mentre conferiva il posto vacante di Augusto al suo favorito Severo. Fu conservata l’apparente armonia dell’Impero, e Costantino, che già possedeva la sostanza del supremo potere, aspettò senza impazienza l’opportunità di conseguirne gli onori1.

Ebbe Costanzo dal secondo suo matrimonio sei figliuoli, tre maschi, e tre femmine; e la loro Imperial discendenza avrebbe potuto procurar ai medesimi la preferenza sopra la più bassa estrazione del figliuolo di Elena. Ma Costantino era in età di trentadue anni, nel pieno vigore di spirito e di corpo, quando il maggiore dei suoi fratelli non potea oltrepassar tredici anni. Il diritto del superiore suo merito era stato riconosciuto e ratificato dal moribondo Imperatore2. Negli ultimi suoi momenti, Costanzo raccomandò alla cura

  1. Lattanzio de mort. Persec. c. 25. Eumene (VII. 8) descrive tutte queste circostanze collo stile d’un Retore.
  2. Egli è naturale d’immaginare, e pare che Eusebio lo indichi, cioè che Costanzo morendo nominasse Costantino per suo successore. Questa scelta sembra confermata dall’autorità la più sicura, che è il consenso di Lattanzio (de mort. Persecut. c. 24.) e di Libanio (Orat. 1.); di Eusebio (Vit. Const. l. 1. c. 18, 14), e di Giuliano (Orat. I.).