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204 storia della decadenza

Piena ugualmente di pericolo e di gloria era l’impresa; e l’infelice successo delle due antecedenti invasioni bastavano ad inspirare i più serj timori. Le truppe dei veterani, che veneravano tuttavia il nome di Massimiano, avevano in ambidue quelle guerre abbracciato il partito del suo figliuolo, ed erano allora ritenute per un sentimento di onore non meno che d’interesse dal nutrire un’idea di una seconda diserzione. Massenzio, che riguardava i Pretoriani siccome il più saldo sostegno del suo trono, gli aveva accresciuti fino all’antico lor numero: ed essi componevano, col resto degl’Italiani arrolati al servizio di lui, un formidabil corpo di ottantamila uomini. Quarantamila Mori e Cartaginesi erano stati reclutati dopo la riduzione dell’Affrica. La Sicilia ancora diede la sua porzione di truppe e l’esercito di Massenzio non ascendeva a meno di centosettantamila pedoni e diciottomila cavalli. Le ricchezze dell’Italia servirono alle spese della guerra; e le adiacenti province vennero esauste, per formare immensi magazzini di grano e di ogni altra sorta di provvisioni. Tutte le forze di Costantino consistevano in novantamila pedoni ed ottomila cavalli1; e siccome la difesa del Reno esigeva una straordinaria attenzione

    et Ducibus non solum tacite mussantibus, sed etiam aperte timentibus, contra consilia hominum, contra Haruspicem monita ipse per temet liberandae Urbis tempus venisse sentires. Si fa menzione dell’ambasciata de’ Romani solo da Zonara (l. XIII) e da Cedrano (Compend. Histor. p. 270); ma questi moderni Greci ebbero la comodità di consultare molte Opere, che dopo si son perdute, fra le quali si dee contare la Vita di Costantino scritta da Prassagora. Fozio (p. 63) fece un brev’estratto di quell’opera istorica.

  1. Zosimo (l. II. p. 86) ci ha lasciato questo curioso rag-