Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/223

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dell'impero romano cap. xiv. 217

corrispose co’ vani titoli d’onore, ch’era tuttavia in suo potere di conferire; e senza presumere di ratificare l’autorità di Costantino, decretò di assegnare ad esso il primo posto fra i tre Augusti, che governavano in quel tempo il mondo Romano1. S’instituirono feste e giuochi per conservar la fama della sua vittoria, e vari edifizi, eretti a spese di Massenzio, furon dedicati all’onore del fortunato rivale. Rimane tuttavia in piedi l’arco trionfale di Costantino, come una trista prova dalla decadenza delle arti, ed un singolar testimonio della più vil vanità. Siccome non potea trovarsi uno scultore nella Capitale dell’Impero, che fosse capace di adornar quel pubblico monumento, venne spogliato delle sue più eleganti figure l’arco di Traiano, senz’alcun riguardo nè per la memoria di lui, nè per le regole della decenza. Fu totalmente posta in dimenticanza la diversità de’ tempi, e delle persone, ugualmente che quella delle azioni, e de’ caratteri. Si vedono i Parti come schiavi prostrati a’ piedi di un Principe, che non portò mai le sue armi di là dall’Eufrate; ed i curiosi antiquari possono ravvisare fra i trofei di Costantino il capo ancor di Traiano. Son eseguiti poi nella maniera più rozza e grossolana i nuovi ornamenti, che bisognò frapporre ne’ vuoti, che restavano fra le antiche sculture2.

  1. Paneg. Vet. IX. 20. Lattanz. de M. P. c. 44. Massimino, che senza dubbio era il più antico fra i Cesari, pretendeva con qualche apparenza di ragione il primo posto fra gli Augusti.
  2. Adhuc cuncta opera, quae magnifice construxerat. Urbis fanum atque Basilicam Flavii meritis Patres sacravere. Aurel. Victor. Rispetto al furto dei trofei di Traiano vedasi Flaminio Vacca appresso il Montfaucon (Diar. Ital. p. 250) e l’Antiquité expliquée di quest’ultimo: (Tom. IV. p. 171.)