Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
dell'impero romano cap. xv. | 261 |
Mentre la Chiesa ortodossa teneva un giusto mezzo fra l’eccessiva reverenza, e l’inconveniente disprezzo per la legge di Mosè, diversi eretici deviarono ugualmente agli opposti estremi della stravaganza, e dell’errore. Gli Ebioniti avevan concluso dalla riconosciuta verità della religione Giudaica, ch’essa non poteva esser abolita giammai; ed i Gnostici dalle supposte imperfezioni della medesima con ugual precipitazione inferirono che quella non era stata mai instituita dalla sapienza divina. Vi sono alcune obbiezioni contro l’autorità di Mosè e de’ Profeti, che si presentano troppo facilmente ad uno scettico, quantunque possan derivare solamente dall’ignoranza, in cui siamo della remota antichità, e dalla nostra incapacità di formare un adeguato giudizio della divina economia. Queste obbiezioni furono con impegno abbracciate, e con ugual protervia sostenute dalla vana scienza dei Gnostici1. Poichè questi eretici erano per la maggior parte alieni dai piaceri del senso, bruscamente attaccavano la poligamia de’ Patriarchi, le galanterie di David, ed il serraglio di Salomone. Non sapevano come poter conciliar la conquista della terra di Canaan, e l’inesorata estirpazione de’ nativi abitanti di quella, colle nozioni comuni di umanità e di giustizia. Ma quando poi esaminavano la sanguinosa lista dell’uccisioni, dell’esecuzioni e delle stragi, che macchiano quasi ogni pagina degli annali Giudaici, venivano in cognizione, che i Barbari della Palestina dimostrato avevano anche verso i loro nazionali ed amici tanta compassione, quanta