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268 | storia della decadenza |
eran disposti, ed anche desideravan d’ammettere le più stravaganti finzioni della pagana mitologia. Ma la professione di Cristiano le facea risguardar con orrore; si ravvisava il più tenue segno di rispetto pel culto nazionale come un omaggio direttamente prestato al demonio, e come un atto di ribellione contro la maestà di Dio.
In conseguenza di tal opinione il primo e più difficil dovere per un Cristiano era quello di mantenersi puro ed intatto da ogni pratica d’idolatria. La religione delle nazioni non era solamente una dottrina speculativa, che si professasse nelle scuole, o si predicasse ne’ tempj: le innumerabili divinità e cerimonie del politeismo erano strettamente frammischiate con ogni genere di affari o di piaceri, sì della vita privata che della pubblica; e sembrava impossibile d’evitarne l’osservanza, senza rinunciare nel tempo stesso al commercio dell’uman genere, ed a tutti gli uffizi e divertimenti della società1. Gl’importanti trattati di pace e di guerra eran preparati o conclusi con solenni sacrifizi, a’ quali il Magistrato, il Senatore, e il soldato dovevan presedere, o aver parte2. I pubblici spettacoli formavano una parte essenziale della gioconda devozione de’ Pagani, e supponevasi che gli Dei accettassero col maggior gradimento i giuochi, che dal
- ↑ Tertulliano ha composto un rigidissimo trattato contro l’idolatria per cautelare i suoi fratelli dal continuo pencolo di cadervi. Recogita sylvam, et quantae latitant spinae. De Corona Militis c. 10.
- ↑ Il Senato Romano si adunava sempre in un Tempio o in altro luogo consacrato (Aul. Gellio XIV). Avanti di entrare in materia, ogni Senatore versava una porzione di vino e d’incenso sopra l’altare. Sueton. in August. c. 35.