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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/286

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che a questo lungo tratto di travaglio e di contenzione, ch’allora trovavasi quasi al termine1, sarebbe succeduto un lieto sabbato di mille anni; e che Cristo, colla schiera trionfante de’ santi e degli eletti che avevano evitato la morte o erano miracolosamente risuscitati, regnerebbe sopra la terra fino al tempo determinato per l’ultima e generale risurrezione. Tale speranza riusciva così lusinghiera pe’ credenti, che la Nuova Gerusalemme, che doveva esser la sede di questo beato regno, era vivamente adornata co’ più brillanti colori dell’immaginazione. Una felicità, consistente solamente in puri e spirituali piaceri, sarebbe paruta troppo raffinata per gli abitatori di quella, i quali si supponevano tuttavia forniti della natura e de’ sensi umani. Un giardino d’Eden, co’ diletti della vita pastorale, non era più conforme ai progressi che si eran fatti nello stato di società sotto il Romano Impero. Fu dunque immaginata una città tutta d’oro e di pietre preziose con una soprannaturale abbondanza di uva e di grano nel territorio adiacente; i quali spontanei prodotti si sarebber liberamente goduti da quel felice e buon popolo senz’esser giammai molestato da veruna gelosa legge di esclusivo dominio2. Si ebbe

  1. La chiesa primitiva d’Antiochia contava quasi 6000 anni dalla creazion del mondo alla nascita di Cristo. Africano, Lattanzio, e la Chiesa Greca avean ridotto quel numero a 5500, ed Eusebio si è contentato di 5200 anni. Questi calcoli eran fondati sulla version de’ Settanta, ch’era universalmente ricevuta ne’ primi sei secoli. L’autorità della Volgata, e del testo Ebraico ha determinato i moderni, sì Cattolici che Protestanti a preferire un periodo di circa 4000 anni; quantunque nello studio dell’antichità profana, spesse volte si trovino essi angustiati da così stretti confini.
  2. Furon prese moltissime di queste pitture dalla falsa in-