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al Creatore, avrebbe vissuto per sempre in uno stato di virginal purità, ed in qualche innocente maniera di vegetazione sarebbesi popolato il Paradiso di una razza di esseri puri, ed immortali1. Solo permettevasi l’uso del matrimonio alla decaduta posterità come un espediente necessario per continuare la specie umana, e come un freno, quantunque imperfetto, alla natural licenza dei desiderj. La dubbiezza de’ casisti ortodossi rispetto a quest’interessante soggetto, scuopre l’imbarazzo di quelli che non vogliono approvare un instituto, che son costretti a tollerare2. L’enumerazione delle più capricciose leggi, ch’essi con la massima minutezza imposero al letto maritale, farebbe sorridere i giovani, ed arrossire le belle. Era concorde lor sentimento, che il primo unico matrimonio fosse conforme a tutti i fini della natura e della società. La sensual congiunzione innalzavasi a rappresentar la mistica unione di Cristo colla sua Chiesa, e si pronunziava indissolubile tanto pel divorzio, che per la morte. L’uso delle seconde nozze era diffamato col nome di legale adulterio; e le persone, colpevoli di tale scandalosa mancanza contro la purità Cristiana, venivano spesso escluse dagli onori, e fino dallo limosine della Chiesa3. Poichè si risguardava il desiderio come un delitto, ed il matrimonio si tollerava come un difetto, era ben coerente a questi principj di considerar lo stato

  1. Beausobre (Hist. Critiq. du Manicheisme l. VII. c. 3.) Giustino, Gregorio, Nisseno, Agostino ec. erano fortemente inclinati a quest’opinione.
  2. Alcuni fra gli eretici Gnostici erano più coerenti: essi rigettavano l’uso del matrimonio.
  3. Vedasi una serie continuata di tradizioni, da Giustino Martire sino a Girolamo nella Morale de’ Padri (c. IV. 6-26.)