Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/105

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dell'impero romano cap xvi. 99

verso i Vescovi di Roma e di Cartagine può risguardarsi come una prova della sua tolleranza, mentre i più ortodossi Principi terrebbero probabilmente lo stesso contegno, rispetto al già stabilito lor clero. Marcello, ch’era il primo di que’ Prelati, aveva eccitato la confusione nella Capitale per causa della severa penitenza, che imponeva ad un gran numero di Cristiani, i quali nel corso dell’ultima persecuzione avevano rinunziato, o finto di rinunziare alla lor religione. Il furore di parte proruppe in frequenti e violente sedizioni; il sangue de’ Fedeli spargevasi per mezzo delle proprie lor mani; e si vedeva che l’esilio di Marcello, in cui sembrava meno risplendere la prudenza che lo zelo, era l’unico mezzo capace di restituir la quiete all’angustiata Chiesa di Roma1. Pare che la condotta di Mensurio, Vescovo di Cartagine, fosse anche più riprensibile. Un Diacono di quella città aveva pubblicato un libello contro l’Imperatore. Il delinquente si

  1. Può vedersi l'epitaffio di Marcello appresso il Grutero Inscr. p. 1172. n. 3. Esso contiene tutto ciò, che noi sap- piamo della sua storia. Molti Critici suppongono che Mar- cellino o Marcello, i nomi de' quali si trovano nella lista dei Papi, sian persone diverse, ma il dotto Abate De Longuerre si convinse ch'essi non erano che una sola persona.

    Veridicus rector lapsis quia crimina flere
    Praedixit miseris, fuit omnibus hostis amarus.
    Hinc furor, hinc odium; sequitur discordia, lites,
    Seditio, caedes: solvuntur foedera pacis.
    Crimen ob alterius, Christum qui in pace negavit
    Finibus expulsus patriae est feritate Tyranni.
    Haec breviter Damasus voluit comperta referre.
    Marcelli popolus meritum cognoscere posset.

    Possiam osservare che Damaso fu fatto Vescovo di Roma l'anno 366.