Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/29

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dell'impero romano cap xvi. 23

stante la trascurata indifferenza, che han dimostrato i più abbondanti, ed i più minuti fra’ Gentili scrittori per gli affari de’ Cristiani1, possiam tuttavia confermare ciascheduna di queste probabili supposizioni con la testimonianza di autentici fatti.

I. Fu per saggia disposizione della Providenza gettato un misterioso velo sopra l’infanzia della Chiesa, il quale, finattanto che non fu maturata la fede Cristiana, e moltiplicato il numero de’ credenti, servì a proteggerli non solo dalla malizia, ma anche dalla cognizione del Mondo Pagano. L’abolizione lenta e per gradi delle ceremonie Mosaiche diede una sicura ed innocente coperta a’ più antichi proseliti dell’Evangelio. Essendo la maggior parte di loro della stirpe d’Abramo, si distinguevano perciò col segno particolare della circoncisione, facevano le lor offerte nel tempio di Gerusalemme, finchè questo non fu totalmente distrutto, ed ammettevano la legge ed i profeti, come genuina inspirazione di Dio. I Gentili convertiti, che per una spirituale adozione erano stati associati alla speranza d’Israele, venivano in simil guisa confusi sotto l’abito e l’apparenza di Giudei2; e siccome i Politeisti facevano meno attenzione agli articoli di fede, che al culto esterno, la nuova setta, che nascondea con gran cura, o leggermente annunziava la sua futura grandezza ed ambizione, era lasciata rifuggire sotto la

  1. Nella vasta compilazione dell’Istoria Augusta (una parte di cui fu composta nel Regno di Costantino) non si trovano sei linee relative a’ Cristiani; nè la diligenza di Sifino ha potuto scoprire il lor nome nella vasta istoria di Dione Cassio.
  2. Un oscuro passo di Svetonio può somministrare per avventura una prova di quanto stranamente si confondesser fra loro gli Ebrei ed i Cristiani di Roma.