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Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/308

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302 storia della decadenza

il dipartimento degli affari esteri, che forma una parte così essenziale della moderna politica, rare volte occupava l’attenzione del Maestro degli Uffizi. Egli era più seriamente occupato dalla general direzione delle poste e degli arsenali dell’Impero. V’erano trentaquattro città, quindici in Oriente, e diciannove in Occidente, nelle quali regolari compagnie di artefici erano perpetuamente impiegate per fabbricare armi difensive ed offensive d’ogni sorta, e macchine militari, che si depositavan ne’ magazzini, e secondo le occasioni si prendevano per servigio delle truppe. 3. Nel corso di nove secoli, l’uffizio del Questore avea sopportato una rivoluzione molto singolare. Nell’infanzia di Roma, ogni anno s’eleggevan dal popolo due magistrati inferiori, per sollevare i Consoli dall’odioso maneggio del pubblico erario1. Fu accordato un assistente simile ad ogni Proconsole e ad ogni Pretore, che avesse un governo civile o militare. Estendendosi le conquiste, i due Questori furono appoco appoco moltiplicati fino al numero di quattro, di otto, di venti, o per breve tempo forse anche di quaranta2; ed i cittadini più

  1. Tacito (Annal. XI. 22) dice, che i primi Questori furono eletti dal popolo, sessantaquattro anni dopo la fondazione della Repubblica; ma egli è d’opinione ch’essi lungo tempo avanti si creassero annualmente da’ Consoli ed anche da’ Re. Ma tale oscuro punto d’antichità è contrastato da altri scrittori.
  2. Sembra, che Tacito (Annal. XI. 22) consideri come il numero maggior de’ Questori quello di venti; e Dione (l. XLIII. p. 374) fa conoscere che se Cesare il Dittatore una volta ne creò quaranta, ciò fu solamente ad oggetto di facilitare il pagamento d’un immenso debito di gratitudine. Pure l’aumentazione, ch’egli fece de’ Pretori, si mantenne anche ne’ successivi regni.