Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/382

Da Wikisource.
376 storia della decadenza

affrettaronsi a prendere il giuramento di fedeltà, si chiuser le porte della città, ed avanti lo spuntar del giorno, Magnenzio divenne padrone delle truppe e del tesoro del palazzo d’Autun. Mediante la sua segretezza e diligenza, ebbe qualche speranza di sorprendere la persona di Costante, che stava nella vicina foresta occupato nel favorito suo divertimento della caccia, o forse in altri piaceri di più segreta e colpevol natura. Il rapido progresso però della fama gli concesse un momento di tempo a fuggire, quantunque la diserzione de’ soldati e de’ sudditi gli togliesse la facoltà di resistere. Avanti di poter giungere ad un porto della Spagna, dove avea intenzione d’imbarcarsi, fu sopraggiunto vicino ad Elena1 a piè de’ Pirenei, da un corpo di cavalleria leggiera, il cui capo, senza riguardo alla santità d’un tempio, eseguì la sua commissione uccidendo il figlio di Costantino2.

[A. D. 350] Subito che la morte di Costante ebbe decisa questa facile ma importante rivoluzione, fu imitato dalle altre province dell’Occidente l’esempio della Corte d’Autun. Venne riconosciuta l’autorità di Magnenzio per tutta l’estensione delle due gran Prefetture della Gallia e dell’Italia; e l’usurpatore con ogni sorta d’op-

  1. Quest’antica città era una volta fiorita col nome d’Illiberis (Pompon. Mela II. 5.) La munificenza di Costantino le diede nuovo splendore, ed il nome della propria madre. Elena (che ha tuttavia il nome di Elne) divenne Sede Episcopale, ed il Vescovo di essa dopo lungo tempo trasferì la sua residenza a Perpignano, capitale del moderno Rossiglione. Vedi D’Anville (Not. de l’anc. Gaul. p. 380.) Longuerue Descript. de la Franc. (p. 223) e la Marca Ispanica.
  2. Zosimo l. II. (p. 119, 120) Zonara Tom. II. l. XIII. (p. 13) e gli Abbreviatori.