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peratore Orientale tendeva a disunire i suoi antagonisti, ed a separar le forze dell’Illirico dal partito della ribellione. Fu facile ingannar la schiettezza e la semplicità di Vetranione, che talvolta ondeggiando fra le opposte mire dell’onore e dell’interesse, dimostrò al mondo l’instabilità della sua indole e restò insensibilmente impegnato ne’ lacci d’un’artificiosa negoziazione. Costanzo lo riconobbe per legittimo ed ugual collega nell’Impero, a condizione però ch’egli rinunziasse l’odiosa alleanza con Magnenzio, e si assegnasse un luogo di congresso sulle frontiere delle rispettive loro province, dove potessero vincolar la loro amicizia colle mutue promesse di fedeltà, e regolar di comune consenso le future operazioni della guerra civile. In conseguenza di tale accordo, Vetranione s’avanzò fino alla città di Sardica1, alla testa di ventimila cavalli, e d’un più numeroso corpo d’infanteria; forze tanto superiori a quelle di Costanzo, che sembra che l’Imperatore dell’Illirico dominasse sopra la vita ed i beni del suo rivale, il quale dipendendo dal successo delle sue private negoziazioni, aveva sedotte le truppe, e minato il trono di Vetranione. I Capitani, che avevano segretamente abbracciato il partito di Costanzo, prepararono in suo favore un pubblico spettacolo, immaginato per iscuoprire ed infiammar le passioni della moltitudine2. Fu comandato che s’unissero insieme i

  1. Zonara (T. II l. XIII. p. 16.) La situazione di Sardica, vicina alla moderna città di Sofia, sembra meglio adattata a questo congresso, che la situazione o di Naisso o di Sirmio, dove si pone da Girolamo, da Socrate, e da Sozomeno.
  2. Vedi le due prime Orazioni di Giuliano, specialmente a p. 31 e Zosimo (l. II p. 122.) La distinta narrazione dell’Istorico serve ad illustrare le diffuse ma indeterminate descrizioni dell’Oratore.