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390 | storia della decadenza |
la lor gratitudine e fedeltà verso il figlio. La cavalleria, le legioni e gli ausiliari dell’Italia rinovarono il loro giuramento d’ubbidienza a Costanzo; e l’usurpatore, spaventato per la general diserzione, fu costretto co’ residui delle sue truppe fedeli a ritirarsi oltre le alpi nelle Province della Gallia. I distaccamenti però, che spediti furono o per tribolare o per impedire la fuga di Magnenzio, si condussero colla solita imprudenza di coloro che si trovano in buona fortuna; e gli diedero nelle pianure di Pavia l’opportunità di voltarsi contro quelli che l’inseguivano, e di soddisfare alla sua disperazione colla strage d’una inutil vittoria1.
[A. D. 353] L’orgoglio di Magnenzio fu ridotto dalle ripetute disgrazie a supplicare, ma invano, per la pace. Spedì egli primieramente un Senatore, nell’abilità di cui confidava, ed in seguito varj Vescovi, il sacro carattere de’ quali ottener poteva una più favorevol udienza, coll’offerta di rinunziare la porpora, e colla promessa di consacrare il rimanente della sua vita in servizio dell’Imperatore. Ma Costanzo, quantunque accordasse graziosi termini di perdono e di riconciliazione a chiunque lasciasse lo stendardo della ribellione2, si dichiarava però inflessibilmente determinato a dare la giusta pena a’ delitti d’un assassino, ch’egli si preparava ad opprimere da ogni parte collo sforzo delle vittoriose sue armi. Una flotta Imperiale s’impossessò