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sprezzo1. Nonostante però questo reale o affettato sdegno, l’intrepida costanza de’ Fedeli produceva gli effetti più salutari su quegli spiriti, che dalla natura e dalla grazia eran disposti a ricever facilmente le verità religiose. In tali funeste occasioni, fra’ Gentili v’erano molti, che avevano compassione, che ammiravano, e che si convertivano. Da quelli che pativano, si comunicava il generoso entusiasmo agli spettatori, ed il sangue de’ Martiri, secondo una ben nota osservazione, divenne il seme della Chiesa.

Ma sebbene la devozione sublimato avesse, e l’eloquenza continuasse ad infiammar questo ardor della mente, pure esso diede insensibilmente luogo alle speranze e ai timori più naturali del cuore umano, all’amor della vita, all’apprension della pena, ed all’orrore del proprio discioglimento. I più prudenti regolatori della Chiesa trovaronsi costretti a raffrenar l’indiscreto fervore de’ lor seguaci, e a diffidare di una costanza, che troppo spesso gli abbandonava nell’ora dell’esperimento2. A misura che divenne meno mortificata ed austera la vita de’ Fedeli, essi furono di giorno in giorno meno ambiziosi degli onori del martirio; ed i soldati di Cristo, in vece di distinguersi con volontarie azioni d’eroismo, disertavan frequentemente dal loro posto, e fuggivano in confusione l’aspetto di quel nemico, al quale erano in dover di resistere. Vi erano però tre maniere di evitare le fiamme della persecuzione, che non portavan seco il grado medesimo di reato: la prima in vero si risguardava generalmente come

  1. Mosem. de rebus Christ. ante Constant. p. 235.
  2. Vedi l’epistola della Chiesa di Smirne ap. Euseb. Hist. Eccl. (l. IV. c. 15).