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74 storia della decadenza

nelle mani di Odenato e di Zenobia, può servire ad illustrare la condizione ed il carattere di que’ tempi. La ricchezza di quel Prelato era una prova sufficiente di sua reità, mentre non aveva avuto origine nè dall’eredità de’ suoi padri, nè dalle arti di un’onesta industria. Ma Paolo risguardava il servigio della Chiesa come una professione molto lucrosa1. La sua Giurisdizione ecclesiastica era venale e rapace, estorceva frequenti contribuzioni da’ più facoltosi Fedeli, e convertiva in uso proprio gran parte dell’entrata comune. La religione Cristiana, per causa dell’orgoglio e lusso del medesimo, si rendè odiosa agli occhi de’ Gentili. Il luogo, dove teneva consiglio, ed il suo trono, lo splendore col quale compariva in pubblico, la folla de’ supplicanti che implorava la sua attenzione, la quantità di lettere e di suppliche, alle quali dettava le sue risposte, e la perpetua confusione di affari, ne’ quali era involto, erano circostanze molto più convenienti allo stato di un Magistrato civile2, che all’umiltà di

  1. Paolo si compiaceva più del titolo di Ducenario che di quello di Vescovo. Il Ducenario era un procuratore Imperiale, così chiamato dal suo salario di dugento sesterzi, o di tremila dugento zecchini l’anno. (Vedi Salmasio ad Hist. Aug. p. 124) Alcuni Critici suppongono, che il Vescovo d’Antiochia realmente avesse ottenuto quell’uffizio da Zenobia, mentre altri non lo considerano che come un’espressione figurata del suo fasto ed insolenza.
  2. La simonia non era incognita in que’ tempi ed il Clero alle volte comprava quel che avea intenzione di vendere. Ciò si chiarisce dal Vescovato di Cartagine, che fu comprato da una ricca Matrona chiamata Lucilla, per il suo servo Maiorino. Il prezzo, fu di 400 Folli (Monum. antiq. ad calcem Optati p. 263.) Ogni Folle conteneva 125 monete d’argento, e può valutarsi tutta la somma circa 4800 zecchini.