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86 storia della decadenza

fosse per accidente, e con premeditazione) coincideva con la festa Romana de’ Terminali1, per porre un termine al progresso del Cristianesimo. Allo spuntar del giorno il Prefetto2 del Pretorio, accompagnato da’ vari Generali, Tribuni ed Uffiziali del Fisco, si portò alla Chiesa principale di Nicomedia, ch’era situata sopra un’eminenza nella più popolata e bella parte della città. Furono immediatamente spezzate le porte; entrarono essi nel Santuario; e siccome in vano cercarono qualche visibile oggetto di culto, furon costretti a contentarsi di dare alle fiamme i libri della Sacra Scrittura. I Ministri di Diocleziano eran seguiti da un numeroso corpo di guardie e di guastatori, che marciavano in ordino di battaglia, provvisti di tutti gl’istrumenti soliti ad usarsi nella distruzione delle fortificate città. Mediante l’assidua loro fatica fu in poche ore gettato a terra quel sacro Edifizio, che torreggiava sopra il Palazzo Imperiale, ed aveva per lungo tempo eccitato l’invidia e l’indignazione de’ Gentili3.

Il giorno seguente fu pubblicato un editto generale di persecuzione4, e quantunque Diocleziano, sempre

  1. Il culto e la festa del Dio Termine elegantemente si illustrano dal De Boze (Mem. de l’Accademie des Inscripitons Tom. I. p. 50.).
  2. Nell’unico manoscritto, che abbiamo di Lattanzio, si legge profectus; ma la ragione, e l’autorità di tutti i Critici permettono di sostituir praefectus, in luogo di quella parola che distrugge il senso del passo.
  3. Lattanzio (de M. P. c. 12) fa una pittura molto viva della distruzion della Chiesa.
  4. Mosemio (p. 922-926) da molti luoghi sparsi di Lattanzio e d’Eusebio ha rilevato una molto giusta ed esatta notizia di quest’editto, sebbene qualche volta egli dia in congetture e sottigliezze.