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246 storia della decadenza

tare i tempj dedicati al lor culto. Potevano accidentalmente visitare la terra, ma i Cieli erano il proprio trono, ed il simbolo della lor gloria. L’ordine invariabile del sole, della luna, e delle stelle fu precipitosamente ammesso da Giuliano come una prova della eterna loro durata; e tal eternità era una sufficiente contrassegno, ch’essi eran l’opera non già d’una Divinità inferiore, ma del Re onnipotente. Nel sistema de’ Platonici, il Mondo visibile era una figura dell’invisibile. I corpi celesti essendo animati da uno spirito divino, si potevan considerare come gli oggetti più degni del Culto religioso. Il Sole, di cui la lieta influenza penetra e sostien l’universo, giustamente esigeva l’adorazione degli uomini, come lo splendido rappresentante del Logos, viva, ragionevole e benefica immagine del Padre intellettuale1.

In ogni tempo si supplisce alla mancanza d’una genuina inspirazione colle forti illusioni dell’entusiasmo e colle comiche arti dell’impostura. Se, al tempo di Giuliano, queste arti non si fossero praticate che da’ sacerdoti Pagani per sostenere una causa spirante, si potrebbe forse usar qualche indulgenza all’interesse ed all’abitudine del carattere sacerdotale. Ma può esser soggetto di sorpresa e di scandalo, il vedere che i Filosofi stessi contribuissero ad ingannar

  1. Ηλιον λεγω, τυ ξων αγαλμα. και εμψυχον, και εννουν, και αγαθοεργον του γοκτου πατρος. Io chiamo il sole vivente, animata, ragionevole, e benefica immagine dell’intelligente padre. Juliano Epist. In un altro luogo (ap. Cyrill. l. II. p. 69) chiama il sole, Dio, e il trono di Dio. Giuliano credeva la Trinità Platonica, e solo biasimava i Cristiani, perchè preferissero un Logos mortale ad un immortale.