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258 storia della decadenza

ravano tale stravagante superstizione, che affettava di disprezzare i ritegni della prudenza e del decoro. Nel regno d’un Principe, che praticava le rigide massime d’economia, la spesa del Culto religioso consumava una gran parte dell’entrata; si trasportava continuamente una quantità de’ più rari e più begli uccelli da remoti paesi per ucciderli sugli altari degli Dei; frequentemente si sacrificavano da Giuliano cento bovi nel medesimo giorno; e presto si sparse un detto scherzoso fra il popolo, che se tornava dalla guerra di Persia colla vittoria, la razza del bestiame cornuto insensibilmente sarebbesi estinta. Pure questa spesa può sembrare di niun conto, qualora si paragoni con gli splendidi donativi, che offerti furono dalle mani dell’Imperatore, o per ordine di lui, a tutti i luoghi celebri di devozione nel Mondo Romano; e con le somme concesse per restaurare ed ornare gli antichi tempj, che avevan sofferto o la tacita decadenza del tempo, o le recenti ingiurie dello zelo Cristiano. Incoraggiate dall’esempio, dall’esortazione e dalla liberalità del pio loro Sovrano, le città e le famiglie ripresero la pratica delle trascurate lor ceremonie. „Ogni parte del Mondo (esclama Libanio con devoto trasporto) spiegava il trionfo della Religione, il grato prospetto di altari ardenti e di uccise vittime, il fumo dell’incenso; ed un solenne ordine di Sacerdoti e di Profeti senza timore e senza pericolo. S’udivan sulla cima delle più alte montagne il suono delle preci e della musica, ed il medesimo bove serviva di sacrifizio agli Dei, e di cena pe’ lieti loro devoti1.

  1. La restaurazione del Culto Pagano è descritta da Giuliano (Misopogon p. 346), da Libanio (Orat. parent. c. 60.