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272 storia della decadenza

sentire l’inspirazione del Genio del luogo1; ed i Cristiani, che si prostravano avanti al santo sepolcro, attribuivano la loro viva fede e fervente devozione all’influsso più immediato del Divino Spirito. Lo zelo, e forse l’avarizia, del clero di Gerusalemme promuoveva e moltiplicava tali benefiche visite. Si fissava, per mezzo d’indubitabile tradizione, la scena d’ogni memorabile avvenimento. Si facean veder gl’istrumenti, ch’erano stati usati nella passione di Cristo; i chiodi e la lancia che ne avea trafitto le mani, i piedi ed il petto; la corona di spine che gli fu posto sul capo; la colonna alla quale fu flagellato; e sopra tutto la croce su cui soffrì, e che era stata dissotterrata nel regno di que’ Principi, che inserirono il simbolo del Cristianesimo nelle bandiere delle Romane legioni2. Si propagarono appoco appoco senza opposizione tutti que’ miracoli, che parvero necessari per render ragione della straordinaria conservazione, e dell’opportuna scoperta di tali cose. La custodia della vera Croce, che solennemente nella Domenica di Pasqua esponevasi al popolo, era affidata al Vescovo di Gerusalemme; ed egli solo potea soddisfare la curiosa devozione de’ pellegrini con darne loro piccoli pezzi, ch’essi

  1. Cicerone (de Finib. V. 1.) ha espresso elegantemente il senso comune degli uomini.
  2. Il Baronio (Annal. Eccl. an. 326. n. 42-50.) ed il Tillemont (Mem. Eccl. Tom. VII. p. 8-16) sono gl’Istorici ed i campioni della miracolosa invenzione della croce nel regno di Costantino. Le loro più antiche testimonianze son tratte da Paolino, da Sulpicio Severo, da Ruffino, da Ambrogio, e forse da Cirillo di Gerusalemme. Il silenzio d’Eusebio e del pellegrino di Bordò soddisfanno alcuni e rendon altri perplessi. Vedi le notabili osservazioni di Jortin Vol. II p. 238. 248.