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276 storia della decadenza

nire le ostili misure del governo Pagano. Fra gli amici dell’Imperatore (se non sono incompatibili i nomi d’Imperatore e d’amico) s’assegnava da Giuliano medesimo il primo luogo al virtuoso e dotto Alipio1. L’umanità d’Alipio era moderata da una severa giustizia e da una virile fortezza, e nel tempo ch’esercitava la sua abilità nella civile amministrazione della Gran-Brettagna, imitava nelle sue poetiche composizioni l’armonia e dolcezza delle odi di Saffo. Questo Ministro, al quale Giuliano comunicava senza riserva le sue più minute leggerezze ed i suoi più serj disegni, ricevè la straordinaria commissione di ristabilire nella sua primiera bellezza il tempio di Gerusalemme; e la diligenza d’Alipio richiese ed ottenne il vigoroso aiuto del Governatore della Palestina. Alla chiamata del loro gran liberatore, gli Ebrei da tutte le Province dell’Impero si unirono sulla santa montagna de’ loro padri; ed il loro insolente trionfo commosse ed esacerbò i Cristiani abitanti di Gerusalemme. Il desiderio di riedificare il tempio in ogni secolo è stata la passion dominante de’ figli d’Israele. In tale propizio momento gli uomini si dimenticaron della loro avarizia, e le donne della loro delicatezza; dalla vanità de’ ricchi si provvidero zappe e picconi d’argento, e si trasportavano i sassi in mantelli di seta e di porpora. S’aprì ogni borsa a liberali contribuzioni, ogni mano volle aver parte nel pio lavoro, ed i comandi d’un gran Monarca furono eseguiti dall’entusiasmo d’un intero popolo2.

  1. Juliano Epist. XXIX, XXX. La Bleterie ha trascurato di tradurre la seconda di queste lettere.
  2. Vedi lo zelo e l’impazienza degli Ebrei appresso Gregorio Nazianzeno (Orat. IV. v. 111.) e Teodoreto (l. III. c. 20).