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282 storia della decadenza


Si è fatta una giusta e severa censura a quella legge, che proibiva a’ Cristiani d’apprender le arti della grammatica e della rettorica1. I motivi allegati dall’Imperatore per giustificare tal atto parziale ed oppressivo, poterono, durante la sua vita soltanto, imporre silenzio agli schiavi, e riscuoter applauso dagli adulatori. Giuliano abusò dell’ambiguo senso di una parola, che poteva indifferentemente applicarsi alla lingua ed alla religione de’ Greci: egli osserva con disprezzo che gli uomini, i quali esaltano il merito d’una implicita fede, non debbon pretendete di godere i vantaggi della scienza; e vanamente sostiene che se ricusano d’adorare gli Dei d’Omero e di Demostene, debbon contentarsi d’esporre Luca e Matteo nelle Chiese de’ Galilei2. In tutte le città del mondo Romano, s’affidava l’educazione della gioventù a’ maestri di grammatica e di rettorica, ch’erano eletti da’ Magistrati, mantenuti a pubbliche spese, e distinti con molti lucrosi ed onorevoli privilegi. L’editto di Giuliano pare che includesse anche i medici ed i professori di tutte le arti liberali; e l’Imperatore, che riservò a se stesso l’approvazione de’ candidati, fu autorizzato dalle leggi a corrompere o a punire la re-

  1. Inclemens, perenni obruendum silentio. Ammiano XXII. 10. XXV. 5.
  2. Può confrontarsi l’editto medesimo, che tuttavia sussiste nella 42 fra le lettere di Giuliano, con le libere invettive di Gregorio (Orat. III. p. 96). Il Tillemont (Mem. Eccl. VII. pag. 96) ha raccolto le apparenti differenze fra gli antichi ed i moderni. Possono però facilmente conciliarsi fra loro. A’ Cristiani fu direttamente proibito d’insegnare, ed indirettamente d’apprendere, mentre non avrebbero mai frequentato le scuole de’ Pagani.