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cere nella persecuzione di Decio, era stato più d’un secolo nel suo sepolcro, ne fu trasportato il corpo per ordine di Gallo Cesare nel mezzo del bosco di Dafne. Su quelle reliquie si eresse una magnifica Chiesa; si usurpò una porzione di sacre terre pel mantenimento del Clero e per la sepoltura de’ Cristiani d’Antiochia, i quali erano ambiziosi di giacere a’ piè del loro Vescovo; ed i sacerdoti d’Apollo si ritirarono insieme co’ loro intimoriti e sdegnati seguaci. Subito che un’altra rivoluzione parve che ristabilisse la fortuna del Paganesimo, la Chiesa di S. Babila fu demolita, e furono aggiunte nuove fabbriche al rovinante edifizio, innalzato dalla pietà de’ Re della Siria. Ma la prima e più seria cura di Giuliano fu quella di liberare la sua oppressa Divinità dall’odiosa presenza de’ Cristiani sì vivi che morti, i quali avevano tanto efficacemente soppressa la voce della frode o dell’entusiasmo1. Il luogo infetto fu purificato, secondo le formalità degli antichi rituali; i corpi furono decentemente rimossi, ed a’ Ministri della Chiesa fu permesso di trasferir le reliquie di S. Babila all’antica loro abitazione dentro le mura d’Antiochia. In quest’occasione lo zelo de’ Cristia-

    primo favoloso, ed il secondo istorico). Il Tillemont (Memoir. Ecclesiast. Tom. III. p. II. p. 287. 302. 459. 465.) diviene quasi scettico.

  1. I Critici Ecclesiastici, particolarmente quelli che amano le reliquie, esultano per la confessione di Giuliano (Misopogon p. 361) e di Libazio (Naen. pag. 785) che Apollo fosse disturbato dalla vicinanza d’un uomo morto. Ammiano però (XXII. 12.) fa mondare e purificare tutto il terreno secondo i riti che usaron anticamente gli Ateniesi nell’isola di Delo.