Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/304

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peso de’ beni temporali. Guardate bene„ prosegue il Monarca in un tuono più serio „guardate bene di non provocar la mia pazienza e mansuetudine. Se continuano questi disordini, io vendicherò i delitti del popolo sui Magistrati; e voi avrete motivo di temere non solo la confiscazione e l’esilio, ma eziandio il ferro ed il fuoco„. I tumulti d’Alessandria eran senza dubbio d’una più atroce e pericolosa natura; ma era stato ucciso un Vescovo Cristiano per le mani de’ Pagani, e la pubblica lettera di Giuliano somministra una viva prova dello spirito parziale del suo governo. Le sue riprensioni ai Cittadini d’Alessandria son mescolate con espressioni di stima e di tenerezza; e si duole che in questa occasione si fossero allontanati dalle gentili e generose maniere, che indicano la lor Greca origine. Gravemente censura la colpa che avevan commessa contro le leggi di giustizia e di umanità; ma ricapitola con visibile compiacenza le intollerabili provocazioni che avevan sì lungamente sofferte dall’empia tirannia di Giorgio di Cappadocia. Giuliano ammette il principio, che un saggio e vigoroso governo dovrebbe gastigar l’insolenza del popolo; pure in considerazione del lor fondatore Alessandro e di Serapide lor Divinità tutelare, concede un libero e grazioso perdono alla colpevole città, per la quale di nuovo sente l’affezione di fratello1.

Quietato che fu il tumulto d’Alessandria, Atanasio, in mezzo alle pubbliche acclamazioni, s’assise sulla cattedra, dalla quale il suo indegno competitore l’ave-

  1. Juliano Ep. X. Egli permetteva agli amici di calmare la sua collera. Ammiano XXII. 11.