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perte di pelli crude, eran cariche d’una quasi infinita quantità di armi e di macchine, di utensili e di provvisioni. La vigilante umanità di Giuliano aveva fatto imbarcare una grandissima dose di aceto e di biscotto per uso de’ soldati, ma proibì la mollezza del vino; e rigorosamente arrestò una lunga serie di cammelli superflui, che incominciavano a seguitare la retroguardia dell’esercito. Il fiume Cabora si getta nell’Eufrate a Circesio1; ed appena la tromba diede il segno, i Romani passarono quel piccol torrente, che separava i due potenti ed ostili Imperi. L’uso della antica disciplina esigeva un’orazion militare; e Giuliano prendeva ogni occasione di far pompa della sua eloquenza. Egli animò le impazienti ed attente Legioni coll’esempio dell’inflessibil coraggio e dei gloriosi trionfi dei loro maggiori; eccitonne lo sdegno con una vivace pittura dell’insolenza dei Persiani; e le esortò ad imitare la sua ferma risoluzione o di estirpare quella perfida razza; o di sacrificare la propria vita in vantaggio della Repubblica. Fu invigorita l’eloquenza di Giuliano da un donativo di centotrenta monete d’argento per soldato; ed immediatamente fu rotto il ponte di Cabora per convincer le truppe, che non dovevan collocar le speranze di salvezza, che nel successo delle loro armi. Tuttavia la prudenza dell’Imperatore l’indusse ad assicurare una distante frontiera, esposta di continuo alle scorrerie degli Arabi nemici. Lasciò a Circesio un distaccamento di quat-

  1. Monumentum tutissimum, et fabre politum, cujus moenia Abora (gli Orientali l’aspirano dicendo Cabora o Cabor) et Euphrates ambiunt flumina velut spatium insulare fingentes. Ammiano XXIII. 5.