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locare la sua fiducia nel segno salutare della religione Cristiana. La segreta visione di Costantino non poteva esser confutata che dall’evento; ma quell’intrepido Eroe, che aveva passato le alpi e l’apennino, poteva risguardare con non curante disperazione le conseguenze d’una disfatta, che gli fosse toccata sotto le mura di Roma. Il Senato ed il Popolo, esultando per la loro liberazione da un odioso tiranno, riconobbero che la vittoria di Costantino sorpassava le forze umane, senz’ardire però di attribuirla alla protezione degli Dei. L’arco trionfale, che fu innalzato circa tre anni dopo il fatto espone con frasi ambigue, ch’egli salvata aveva e vendicata la Repubblica Romana per la grandezza della sua mente e per un istinto o impulso della Divinità1. L’oratore Pagano, che antecedentemente avea preso l’opportunità di celebrar le virtù del Conquistatore, suppone ch’egli solo godesse un segreto ed intimo commercio coll’Ente Supremo, il quale ha delegata la cura de’ mortali agli altri subordinati suoi Dei; e così viene ad assegnare una ragione molto plausibile, per la quale i sudditi di Costantino non dovessero presumere d’abbracciare la nuova religione del loro Sovrano2.

III. Il filosofo, che con tranquilla cautela esamina i sogni o gli augurj, i miracoli ed i prodigi della storia profana, ed anche dell’Ecclesiastica, probabil-

  1. Instincta Divinitatis, mentis magnitudine. Da qualunque curioso viaggiatore può sempre leggersi l’Iscrizione sull’arco trionfale di Costantino, che fu copiata dal Baronio, dal Grutero ec.
  2. Habes profecto aliquid cum illa mente divina secretum, quae delegata nostra Diis minoribus cura uni se tibi dignatur ostendere. Panegyr. vet. IX. 2.