Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/345

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dell'impero romano cap. xxiv. 341

della nemica città. Giuliano frenò il loro ardore per assicurarne l’evento; ed immediatamente divertì l’attenzione del presidio col tumulto ed il clamor d’un generale assalto. I Persiani, che dalle loro mura guardavano con disprezzo il progresso d’un impotente attacco, celebravano con cantici di trionfo la gloria di Sapore; ed ardivano assicurare l’Imperatore, che egli avrebbe potuto salire nella stellata magione d’Ormusd, prima di potere sperar di prendere l’inespugnabil città di Maogamalca. Ma essa era già presa. L’istoria ci ha conservato il nome di un semplice soldato, che fu il primo ad uscir dalla mina in una torre abbandonata; fu slargato il passo dai suoi compagni, che progredivano con impaziente valore; ed erano già nel mezzo della città mille cinquecento nemici. La guarnigione stupefatta abbandonò le mura, unica loro speranza di salvezza; furono subito spalancate le porte; e si saziò con una tumultuaria strage la furia militare, dovunque non era sospesa dall’incontinenza e dall’avarizia. Il Governatore, che aveva ceduto sulla promessa di pietà, fu pochi giorni dopo abbruciato vivo per essere stato accusato di aver dette alcune poco rispettose parole contro l’onore del Principe Ormisda. Furono gettate a terra le fortificazioni; e non restò alcun vestigio che vi fosse mai stata la città di Maogamalca. Le adjacenze della capitale della Persia eran ornate di tre sontuosi palazzi magnificamente arricchiti d’ogni produzione, che soddisfar potesse il lusso e la vanità d’un Monarca Orientale. La piacevol situazione de’ giardini lungo le sponde del Tigri, era migliorata, secondo il gusto Persiano, dalla simmetria de’ fiori, delle fontane e degli ombrosi viali; ed eran chiusi di mura de’ vasti parchi per contenere