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362 storia della decadenza

selvaggi, o dall’avvicinarsi di Arabi amici. Si arrestarono, piantarono le tende, fortificarono il campo, passaron tutta la notte in continue agitazioni, ed allo spuntar del giorno s’avvidero ch’eran circondati da un esercito di Persiani. Quest’armata, che potea solo riguardarsi come la vanguardia de’ Barbari, fu tosto seguita da un grosso corpo di corazze, di arcieri e di elefanti comandati da Merane, Generale di riputazione e di qualità. Era egli accompagnato da due figli del Re e da molti de’ primi Satrapi: e la fama e l’aspettazione esageravan la grandezza delle altre forze, che, lentamente s’avanzavano sotto la direzione di Sapore stesso. Continuando i Romani la marcia, la lunga loro ordinanza, che si doveva piegare, o dividere secondo le varietà del terreno, somministrava delle frequenti e favorevoli occasioni ai vigilanti nemici. I Persiani più volte gli attaccarono impetuosamente; più volte furono rispinti con fermezza, e l’azione di Maronga, che meritò quasi il nome di battaglia, fu notabile per una gran perdita di Satrapi e di elefanti, che agli occhi del loro Monarca erano forse d’uguale valore. Non si ottennero tali splendidi vantaggi senza una corrispondente strage dalla parte dei Romani; restarono uccisi o feriti molti uffiziali di distinzione, e l’Imperatore medesimo, che in ogni occasione di pericolo inspirava e regolava il valore delle sue truppe, era costretto ad esporre la propria persona, ed a far uso della sua abilità. Il peso delle armi offensive e difensive, che formavano sempre la forza e sicurezza dei Romani, li rendeva incapaci a perseguitar lungamente e con vigore il nemico; laddove i cavalieri Orientali, essendo assuefatti a lanciare i giavellotti, ed a scagliare i dardi con somma