Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/384

Da Wikisource.
380 storia della decadenza

bandonati senza Generali, senza guide e senza provvisioni, più di dugento miglia lontani dal loro paese, allo sdegno d’un vittorioso Monarca. La differenza della condotta ed il successo di essi è più da imputarsi al loro carattere, che alla situazione in cui si trovarono. In vece di ciecamente abbandonarsi alle deliberazioni segrete ed alle private mire d’una sola persona, i consigli riuniti dei Greci venivano inspirati dal generoso entusiasmo di una popolare assemblea, dove lo spirito d’ogni cittadino è pieno d’amore della gloria, d’orgoglio della libertà e di disprezzo della morte. Consapevoli della loro superiorità nella disciplina e nelle armi sopra de’ Barbari, sdegnarono di cedere, e ricusarono di capitolare; fu sormontato qualunque ostacolo dalla loro pazienza, dal coraggio e dalla militare perizia; e la memorabile ritirata dei diecimila schiarì e svergognò la debolezza della Monarchia Persiana1.

Per prezzo delle vergognose sue concessioni l’Imperatore avrà forse stipulato, che fosse abbondantemente fornito di viveri il campo degli affamati Romani2; e che fosse loro permesso di passare il Tigri sul ponte ch’era stato costrutto dai Persiani. Ma se Gioviano ardiva di sollecitare l’osservanza di tali eque convenzioni, altieramente si ricusavano esse dal

  1. La Ciropedia è languida ed incerta; l’Anabasi circostanziata e vivace. Tal è sempre la differenza tra la finzione e la verità.
  2. Secondo Ruffino, fu stipulato nell’accordo un immediato soccorso di provvisioni; e Teodoreto afferma, che i Persiani fedelmente mantennero la promessa. Tal fatto è probabile, ma indubitatamente falso. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV. p. 702.