Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/129

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dell'impero romano cap xlvii. 123

l’impero dei Cristiani. Dai disordini del lor paese, e dall’ignoranza della lingua greca fu impedito il loro clero d’assistere al Concilio di Calcedonia, e per ottantaquattr’anni1 stettero fluttuanti nell’incertezza o nell’indifferenza sino al giorno in cui la lor Fede senza guida li diede in mano ai missionari di Giuliano d’Alicarnasso2, il quale in Egitto, dove era esiliato, come i Monofisiti, era stato vinto dagli argomenti e dalla riputazione di Severo, suo rivale, Patriarca monofisita d’Antiochia. Gli Armeni soli sono i puri discepoli d’Eutiche, padre infelice, rinnegato dalla maggior parte de’ suoi figli. Quei soli stanno perseveranti nella opinione, che l’Umanità di Gesù Cristo fosse creata, o formata senza creazione, d’una sostanza divina ed incorruttibile. Sono rimproverati i loro avversari d’adorare un fantasma, ed essi ritorcono l’accusa, mettendo in ridicolo, o caricando di maledizioni la bestemmia dei Giacobiti, che attribuiscono a Dio le vili infermità della carne, e fino gli effetti naturali del nutrimento e della digestione. Non potea la religion dell’Armenia menar gran vanto del sapere, o della potenza de’ suoi abitanti. Spirò il regno fra loro nel principio del loro scisma, e quelli dei loro Re cristiani, che nel tredi-

  1. Si pone l’epoca dello scisma degli Armeni ottantaquattr’anni dopo il Concilio di Calcedonia (Pagi, Critica, A. D. 535); terminò in uno spazio di anni diciassette; e coll’anno 552 si fissa la data dell’Era degli Armeni (l’Art de vérifier les dates, p. XXXV).
  2. Si ponno vedere i sentimenti e le azioni di Giuliano di Alicarnasso in Liberato (Brev. c. 19), in Renaudot, (Hist. patriarch. Alex. p. 132-303), e in Assemani (Bibl. orien. t. II, Dissert. de monophysitis, P. VIII, p. 286).