Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/153

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dell'impero romano cap xlviii. 147

riosità l’origine e l’infanzia di quest’ultimo popolo cresciuto oggi a tanta potenza; 6. i Normani o più veramente pochi avventurieri di quella gente bellicosa, i quali un gran regno fondarono nella Gallia, e nella Sicilia, crollarono il soglio di Costantinopoli, e tutto il valore manifestarono dei Cava- lieri, i quali avverarono le maraviglie dei Romanzi; 7. i Latini, o le nazioni d’Occidente, soggette al Papa, che sotto il vessillo della Croce, si arrolarono per ricuperare o liberare il Santo Sepolcro. Sulle prime rimasero atterriti, poscia rassodati gl’Imperatori greci sul trono da migliaia di pellegrini, che si trasferirono a Gerusalemme con Goffredo di Buglione e coi Paladini della Cristianità. La seconda e la terza Crociata corsero la via dalla prima; l’Europa e l’Asia furono miste in una guerra santa, che durò per due secoli, e Saladino e i Mamelucchi d’Egitto, dopo avere vigorosamente resistito ai Potentati cristiani, finirono di cacciarli del tutto. In mezzo a queste guerre memorabili, una squadra ed un esercito di Francesi e di Veneziani deviarono dal lor viaggio di Siria alla volta del Bosforo Tracio; presero d’assalto la capitale dell’Imperio, capovolsero la monarchia de’ Greci, e per più di sessant’anni regnò in Costantinopoli una dinastia di Principi latini. Per tutta quell’epoca di cattività e d’esilio fa d’uopo considerare i Greci stessi come forestieri, come nemici, e poi sovrani di Costantinopoli. Le loro disgrazie avevano ridestato in essi una scintilla di valor nazionale, e dal punto che ripresero la corona sino al conquisto de’ Turchi, mostrarono gl’Imperatori qualche dignità; 9. i Mogolli e i Tartari; le armi di Gengis e i suoi discendenti diedero